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Nella storiografia critica su Jean-Jacques Lequeu, il suo viaggio in Italia è rimasto una parentesi irrisolta. Ma è proprio questo momento di formazione ad illuminarne l'opera futura. Il viaggio in Italia, forse mai realmente intrapreso, consolida in Lequeu l'attrazione per l'arte italiana rinascimentale e barocca, che negli anni della Rivoluzione francese sfocerà nelle utopiche tavole dell'Architecture civile. Jean-Jacques Lequeu (1757-1826) arriva a Parigi nel 1779. Nella capitale, il giovane architetto entra nello studio di Jacques-Germain Soufflot, dove comincia a collaborare con il nipote François Soufflot le Romain ad una serie di progetti oggi perduti: hôtels particuliers, maisons de plaisance, restauri di castelli e case di campagna. In questi anni il conte di Bouville chiede a Lequeu di accompagnarlo in Italia. Di questo Grand Tour di fine Settecento sono giunte a noi ventiquattro pagine manoscritte sotto forma di diario di viaggio e diversi disegni, appunti e rilievi di monumenti, che sottolineano un interesse particolare per Roma e l'agro romano. Anche se, nella storiografia critica sull'architetto, questa esperienza è rimasta una parentesi irrisolta, è proprio questo momento di formazione ad illuminarne l'opera futura. Il viaggio in Italia, forse mai realmente intrapreso, consolida in Lequeu l'attrazione per l'arte italiana rinascimentale e barocca, che negli anni della Rivoluzione francese sfocerà nelle utopiche tavole dell'Architecture Civile.